Qual è il problema che si cerca di risolvere?
Il Made in Italy, se fosse un brand, sarebbe il terzo al mondo, ed è collegato ad un giro d’affari di notevoli dimensioni. Tuttavia, 6 prodotti su 10 all’estero sono falsi italiani, ed alimentano un giro d’affari da 60 Miliardi di €. Chi non si è mai trovato di fronte ad un “Parmesan”, con confezione tricolore, ma prodotto in Corea? O una scatola di noodles istantanei, con la dicitura Peppino’s, assieme ad un’immagine delle idilliache campagne toscane?
Il Team di Ricerca ha dunque cercato di capire come si può migliorare la tutela dei prodotti italiani, in particolare all’estero, definendo il problema e gli aspetti da considerare, nonché soluzioni per il futuro.
A quali categorie di individui si riferisce?
L’analisi si è concentrata sui prodotti agroalimentari e il mercato ad essi connesso, in quanto il più colpito dal fenomeno. Un particolare focus si è posto sull’export, e dunque sui consumatori al di fuori dell’Italia. Le categorie e gli attori principalmente coinvolti sono quattro: produttori italiani, consumatori, organi e agenzie governative (nazionali ed europee) e retailer (supermercati, rivenditori, ecc…).
Inoltre lo scopo della ricerca è stato quello di inquadrare il problema, di identificarne cause e punti di vista degli attori principali, e infine di evidenziare possibili soluzioni e spunti di ricerca futuri, da cui con ulteriori analisi emergano poi soluzioni più pratiche e pronte all’implementazione.
Quali sono le implicazioni di questo problema sul target?
La contraffazione e l’Italian Sounding (prodotti che usano immagini o scritte “italiane”, ma che in realtà sono realizzati altrove) generano un danno economico notevole ai produttori italiani, all’immagine stessa del nostro paese e dei suoi prodotti. I retailer non ottengono benefici dal difendere i prodotti italiani e rendere chiara la loro origine, dunque non lo fanno. I produttori italiani vendono meno, a discapito di prodotti di qualità e costo inferiore, e i consumatori rischiano di danneggiare la loro salute. I prodotti italiani perdono la loro credibilità ed eccellenza, una volta che il consumatore si assuefa al prodotto contraffatto. L’Italia stessa ne riceve un notevole danno d’immagine.
Questo problema è presente all’estero? Se sì, come è stato affrontato e con quali conseguenze?
Sì, è presente soprattutto per quei paesi con caratteristiche e prodotti autoctoni simili a quelli italiani. In particolare: Francia e Spagna. Nel primo caso, grazie agli “Stati Generali dell’alimentazione”, si è cercato di valorizzare le qualità offerte dai prodotti nazionali, prestando attenzione ai nuovi trend del mercato. In Spagna invece si è soprattutto posto l’accento su misure legate alle nuove tecnologie e alle soluzioni che offrono, ottenendo buoni risultati.
Tuttavia, per entrambi i paesi, il problema ha dimensioni minori rispetto al contesto italiano.
Quali sono le implicazioni della soluzione identificata?
La strategia di soluzione proposta da questo Team di Ricerca si concentra su quattro idee:- Iniziative volte ad “educare” i consumatori esteri alla qualità e benefici dei prodotti italiani: pubblicità istituzionali e assaggi/degustazioni guidate nei retailer
- Collaborazioni con retailer: etichette più trasparenti sugli scaffali e creazione di “Isole del Made in Italy” nei supermercati
- Creazione, da parte di agenzie istituzionali o consorzi di produttori, di negozi “ad-hoc” per vendita di soli prodotti italiani (stile Eataly)
- Utilizzo di nuove tecnologie, in particolare app mobili e blockchain, per aiutare il consumatore a distinguere il vero dal falso in maniera più semplice ed immediata.
Quali sono i prossimi passi?
Instaurare gruppi di lavoro e discussione congiunti con gli organi e agenzie istituzionali che si occupano del tema, come per esempio Federalimentari e Agenzia ICE, che studino in maniera più concreta la fattibilità delle soluzioni. Testare poi le soluzioni proposte con progetti pilota, in collaborazione con produttori e retailer selezionati.
Ciascuna soluzione identificata necessita di analisi più dettagliate per definire tempistiche, costi associati ed iniziative concrete per l’implementazione: nuovi Team di Ricerca Yezers sono i benvenuti!