Qual è il problema che si cerca di risolvere?
La mobilità ciclabile in Italia non è sufficientemente sviluppata e non è tra le priorità del decisore politico. Il confronto con altre realtà europee evidenzia come manchino le infrastrutture adeguate. Milano ad esempio conta 215 km di piste ciclabili, pochi se comparati ai 1200km di Monaco e ai 375km di Copenaghen.
I tracciati non vengono costruiti nel Bel Paese per tre motivazioni:
- La Mancanza di Fondi: il processo di costruzione delle piste ciclabili è di 5 anni, di cui 3 anni necessari solo per il reperimento e lo stanziamento dei fondi.
- Una Mentalità sia politica che sociale ancorata all’utilizzo dell’automobile: l’Italia è il 3° paese al mondo per numero di auto su numero di abitanti.
- Struttura architettonica delle città: è arduo inserire in una struttura urbana secolare nuovi elementi infrastrutturali senza andare ad impattare sugli altri utenti come pedoni e automobilisti.
Il Team di Ricerca Piste Ciclabili da settembre 2018 e il progetto Climathon da ottobre 2019 hanno affrontato, proponendo soluzioni innovative, le prime due problematiche.
A quali categorie di individui si riferisce?
Per comprendere l’impatto del problema, ci siamo concentrato principalmente sullo studio di Milano. Questo perché il capoluogo Lombardo è, in teoria, la città perfetta per il ciclista:
- 100mila milanesi si muovono ogni giorno in bicicletta
- Il 60% degli spostamenti urbani è inferiore ai 3 chilometri
- 14mila bici in sharing tra BikeMi e Mobike
Focalizzarsi su una singola città ha permesso di sviluppare il progetto su varie sfaccettature. Nonostante il caso di studio sia prettamente locale, il TdR ha sempre mantenuto una visione europea della problematica volendo formulare una proposta scalabile a tutte le maggiori metropoli europee.
Quali sono le implicazioni di questo problema sul target?
Il ritardo italiano nella mobilità ciclabile ha implicazioni varie e importanti. Innanzitutto perché l’Italia, nonostante la carenza infrastrutturale, è un leader nel settore della mobilità verde. Legambiente stima che il PIB (il prodotto interno bici), cioè l’impatto economico della mobilità dolce, tocca i 6 miliardi di euro.
Tra le voci principali del PIB abbiamo i benefici sanitari (e di conseguenza il risparmio sulle casse statali), il cicloturismo e il mercato delle biciclette.
Partendo dal Mercato delle biciclette, scopriamo che l’Italia è il maggior produttore di biciclette in UE con un market share del 18%. Le imprese legate al settore sono 3045, gli addetti 7815. Ancor più interessante è notare che l’impatto marginale sull’occupazione del settore bike rispetto a quello automotive è decisamente più elevato:
- Per 1 milione aggiuntivo di fatturato nel settore bike vengono creati 10 nuovi posti di lavoro contro i 2,5 del settore automotive
- Per 1 milione aggiuntivo di investimento in infrastrutture nel settore bike vengono creati 11,4 nuovi posti di lavoro contro i 7,8 del settore automotive
Passando al Cicloturismo sappiamo che a livello europeo genera 44 miliardi di fatturato di cui solo 3,2 miliardi in Italia. C’è grande margine per fare di più e per fare meglio. Ad esempio, il progetto Vento (la pista ciclabile che dovrebbe costeggiare il PO dalla sorgente al delta) non viene completato per mancanza di investimenti. Richiede 80 milioni di euro investimento iniziale e garantirebbe un ritorno di 100 milioni di euro all’anno e 2000 posti di lavoro aggiuntivi.
Un incremento della mobilità ciclabile avrebbe però un impatto importante anche a livello locale sulle comunità di quartiere. Uno studio di ECF (European Cyclist Federation) stima che se si raddoppiasse la quota di ciclabilità in Europa si avrebbe un incremento del fatturato di 27 miliardi, dei quali 4 miliardi in Italia. Nello specifico un incremento del 1% della mobilità ciclabile comporta un +0,2% del fatturato dei negozi di zona.
La voce più sostanziosa del PIB è però legata ai benefici sulla salute dei cittadini. Un terzo della popolazione italiana è sedentario e la condizione di sedentarietà provoca il 15% di tutti i decessi che avvengono in Italia. La sedentarietà, tra costi diretti e indiretti, pesa 9,4 miliardi sul sistema sanitario nazionale e 80 miliardi in tutta l’Unione Europea.
I costi relativi alla sedentarietà potrebbero essere risparmiati se tutti i cittadini pedalassero per recarsi sul posto di lavoro.
Questo problema è presente all’estero? Se sì, come è stato affrontato e con quali conseguenze?
Al di fuori dei confini nazionali, molti hanno compreso le potenzialità della mobilità dolce. Inquinamento atmosferico e sonoro, traffico e spreco del suolo pubblico hanno spinto le maggiori metropoli mondiali a puntare sulla bicicletta, scooter e monopattini elettrici. Tra queste, oltre alle già citate citate località nord-europee vi sono la Cina e gli USA, entrambi stanno investendo risorse e spazi per soluzioni innovative che incrementino la vivibilità delle città.
È dunque un settore in grandissima espansione ma che sconta una sistemica mancanza di collaborazione, soprattutto a livello europeo, tra gli attori pubblici, privati e gli utenti finali.
Quali sono le implicazioni della soluzione identificata?
L’idea del Team di Ricerca Piste Ciclabili è trasformare i tracciati in piattaforme pubblicitarie. Arredare dunque le piste ciclabili con varie tipologie di advertising, dallo street al green, così da convertirle in infrastrutture remunerative.
Se infatti riuscissimo a introdurre delle logiche di mercato nel settore della ciclabilità potremmo incrementare la mobilità sostenibile andando a soddisfare un’esigenza sociale e, al contempo, dando visibilità alle aziende più virtuose.
Il business model ideato dal team permette di rientrare dell’investimento in una pista ciclabile (ca. 2 milioni) in 4 anni. Così da finanziare la costruzione di nuovi tracciati e la manutenzione di quelli già costruiti.
L’unione inoltre con il lavoro svolto durante il Climathon dal team PedalaMi permette di fornire una soluzione completa che va a risolvere, da una parte la problematica economica, dall’altra quella relativa alla mentalità. Piattaforma pubblicitaria e applicazione si integrano così per dar luogo a un ecosistema virtuoso di mobilità sostenibile.
Il progetto Piste Ciclabili è la concretizzazione dei temi di Circular Economy e Capitalismo Umanistico nel settore della mobilità urbana. Grazie al lavoro del team infatti il marketing si converte in corporate social responsibility e incrementa la qualità di vita nelle metropoli.